Che Steve Ballmer non abbia il carisma di Bill Gates è cosa nota e risaputa, tanto che il web impazza di articoli basati su presunti rumors che annunciano il possibile ritorno di Gates alla guida di Microsoft. Anche su Facebook sono nati diversi gruppi, tra cui l’”imperativo” “Bill Gates come back to Microsoft!”
Bill Gates come back to Microsoft!
D’altronde gli stessi dipendenti soffrono di una guida poco chiara e di scelte che non condividono, come dimostra l’abbandono in massa della sala dove Ballmer stava spiegano che il “futuro di Microsoft è legato al connubio tra i Tablet e Windows 8”.
Inoltre, durante l’ultima decade, in cui Ballmer ha assunto la funzione di CEO (sostituendo Gates nel 2000), le azioni della società sono crollate da 60dollari a circa 20/25dollari. In realtà la colpa è anche della bolla delle .COM e della crisi finanziaria iniziata nel 2008, ma alcuni dei principali concorrenti se la sono cavata decisamente meglio: Oracle si attesta tra i 35/40dollari mentre le azioni Apple hanno raggiunto addirittura il picco di 411,63dollari agli inizi di settembre 2011, assestandosi poi ad un “modesto” valore di 386dollari.
Insomma è evidente che qualcosa non funzioni in quella che, piaccia o non piaccia, è ancora oggi la maggiore software house del mondo.
Ma cosa si cela dietro la figura di Gates? O meglio, come è riuscito a divenire icona stessa di Microsoft al punto di essere ritenuto da molti l’unico in grado di ridare slancio a BigM?
In realtà molto di quello che si cela dietro l’immagine di Gates è stato costruito negli anni dai responsabili della comunicazione Microsoft (partendo ovviamente dalle caratteristiche naturali dello stesso fondatore della società di Redmond), proprio per contrastare i giudizi che tipicamente si hanno del colosso dell’informatica:
- I prodotti Microsoft sono di scarsa qualità e ottengo successo solo grazie al monopolio dell’azienda sul mercato;
- Microsoft è sempre stata temuta e odiata dal mercato;
- alla gente non piace Bill Gates
raggiungendo lo “zen del marketing”.
Ognuno di questi punti è soggettivamente commentabile, ma quel che è certo è che fino agli inizi del 2000 tutto l’ecosistema Microsoft girava intorno alla figura di Gates, caratterizzata ad arte attraverso tre elementi: gli abiti, il comportamento e l’umiltà finanziaria.
Il look del co-fondatore di BigM non è mai stato particolarmente curato: quasi sempre si presentava (e si presenta tutt’oggi) con vestiti classici e un taglio di capelli con poche pretese. Ma il vero fiore all’occhiello erano i “grandi occhialoni” che gli conferivano un’aria impacciata e mite, cosa che le persone amano molto più di un uomo di affari sempre tirato a lucido. Negli anni ’80 era davvero difficile non trovare un immagine di Bill con il classico floppy da 5.25”.
Time Magazine del 1984
Gates ai tempi di Windows 3.0
Gates in compagnia della moglie Melinda (oggi)
Vabbè, oggi gli occhiali si sono decisamente ridotti, ma il merito è tutto della moglie Melinda.
Il secondo aspetto è il comportamento. Nonostante Gates abbia creato un impero e lo abbia fatto giocando più di una volta fuori dagli schemi (e dalle regole), a memoria non risulta che abbia mai insultato o denigrato in modo diretto i propri competitor, a differenza, ad esempio, di quanto fatto da Ellison di Oracle che ha pronunciato la storica e irritante frase: “Non è sufficiente che noi (Oracle) si vinca, quel che conta è che tutti gli altri dovranno perdere”.
Nei vari discorsi che ha tenuto (e ne ha tenuti tanti) ha sempre trasmesso il messaggio di uno che crede in quello che dice, una persona che sa bene cosa vuole ed è disposto a rimettersi sempre in gioco per raggiungere l’obiettivo. Questo piace alle persone, lo distingue fortemente da Ballmer e lo accomuna ad un altro grande del mondo IT: l’arci-rivale Steve Jobs. Tutto ciò traspare nei due libri scritti fino ora: la strada che porta al domani e business alla velocità della luce, non eccezionali nella forma, ma assolutamente rappresentativi del percorso verso cui l’informatica si stava muovendo.
The Road Ahead, La strada che porta al domani
Terzo elemento: i soldi. Parlando di Gates è impossibile non pensare ai soldi, visto che per anni è stato incoronato l’uomo più ricco del mondo. Nonostante ciò non ha mai ostentato la propria ricchezza (ad esclusione della mega dimora da 50milioni di dollari) ed è sempre stato impegnato in attività benefiche, tanto da creare la Bill e Melinda Gates Foundation a cui ora dedica praticamente la sua intera esistenza.
Bill e Melinda in azione con la propria fondazione
A tal proposito, su uno degli ultimi numeri di Wired è stato possibile leggere un intervista a Mr Microsoft in cui l’informatica non è nemmeno menzionata e l’unico argomento è il “nucleare di quarta generazione”, di cui parla con sicurezza e maestria.
Alla luce di tutto ciò, cosa ha portato allora Ballmer sul trono di Windows? Ebbene, nonostante la forte dote carismatica e il costante impegno dei responsabili della comunicazione di Redmond, la fine degli anni ’90 hanno messo in ombra il ruolo di “bravo ragazzo” dell’uomo più ricco del mondo.
In particolare la lunga causa dell’antitrust americana per l’abuso di posizione dominante e quindi per la violazione delle leggi sulla concorrenza relativamente ad Internet Explorer incluso nei sistemi Windows, ha offuscato l’immagine di Gates, nonostante la vittoria legale di Microsoft. L’immagine pubblica del proprio CEO ha cominciato ad essere sempre più associata a comportamenti poco chiari e poco rispettosi delle regole e la società intuisce presto che è necessario correre ai ripari: qui arriva Ballmer! Gates decide di farsi da parte, ritagliandosi il ruolo di Chief Software Architect, mentre i responsabili della comunicazione cominciano a lavorare sull’immagine di quello che Chapman definisce “l’orsacchiotto dell’Hi-tech”.