Il personal computer è una delle più significative conquiste tecnologiche del nostro tempo e lo strumento tecnico che più ha cambiato il modo di lavorare, studiare e comunicare delle persone. Malgrado l'introduzione sia avvenuta soltanto da pochi decenni, è difficile stabilirne una data di nascita precisa, come anche risalire alla paternità dei tanti contributi che ne hanno favorito lo sviluppo. Se infatti conosciamo la storia del personal computer come prodotto industriale - grazie all'impegno di protagonisti come Apple o IBM - ben poco sappiamo della primitiva comparsa di macchine digitali progettate per essere usate dal singolo individuo per i compiti più diversi. Un'idea che prende forma negli Anni '60 con grande anticipo sulle possibilità tecniche, ma che porterà in pochi anni a concepire una nuova generazione di sistemi adatti per applicazioni molto diverse dal tradizionale calcolo automatico.
I grandi computer degli Anni 60 hanno ben poco in comune con i moderni personal. Possono essere usati solo da personale specializzato e vengono sempre impiegati per elaborazioni gestionali o scientifiche d'interesse collettivo: le sole che giustificano l'enorme investimento necessario per l'acquisto e la gestione di un computer. Ragionando sugli aspetti economici, osserviamo come lo sviluppo dei computer personali abbia inizio nel momento in cui il loro costo diventa inferiore al valore della produttività che aggiungono al lavoro del singolo individuo. Un passaggio fondamentale che si realizza nel corso degli Anni 60 in seguito alla progressiva diminuzione dei costi dell'elettronica, ma anche all'individuazione da parte dei costruttori delle tipologie di prodotto e applicazioni più utili.
L'avvio dell'informatica personale coincide con lo sviluppo delle prime calcolatrici 'da scrivania' a transistor. I primi modelli sono introdotti negli Anni '62-64 da aziende come Anita, Friden, Sharp e dall'italiana IME (Industria Macchine Elettroniche, branch hi-tech del Gruppo Edison in cui è socio e progettista Massimo Rinaldi). Ma il passo decisivo lo compie Olivetti. Progettata da Pier Giorgio Perotto e presentata a New York nell'ottobre del 1965, l’Olivetti Programma 101 (chiamata anche Perottina) è un calcolatore davvero rivoluzionario, programmabile e progettato per essere utilizzabile da chiunque (impiegati, contabili, ingegneri...) per svolgere differenti tipologie di lavoro. Alla concezione del prodotto, che unisce in modo originale tecnologia elettronica, design, ergonomia e facilità di programmazione, dà un contributo decisivo l'esperienza Olivetti nei prodotti per uso individuale in cui la società tradizionalmente opera: le macchine da scrivere e le calcolatrici meccaniche manuali.
Olivetti Programma 101 - "Perottina"
La Programma 101 si distingue dalle rozze calcolatrici elettroniche dell'epoca per la presenza di un sistema di memorizzazione dei dati basato su cartoline magnetiche, un mezzo che permette agli utenti di conservare i programmi e i dati personali al di fuori della macchina. Prima della Programma 101, solo la calcolatrice Matatronics di Matathron (del 1964) aveva introdotto le capacità di programmazione, ma senza incontrare il successo del prodotto Olivetti.
Se nell'ambito professionale il calcolo è la 'killer application' che favorisce la diffusione delle tecnologie digitali in ambito personale, in quello privato è la didattica o la semplice curiosità a portare i computer nelle mani di studenti e sperimentatori. Molti tra i primissimi computer personali nascono infatti come supporti per l'apprendimento del calcolo automatico e dell'elettronica digitale. Si tratta in genere di computer dalle prestazioni limitatissime, inutili per qualsiasi impiego pratico; spesso progettati da studenti, club di appassionati, radioamatori, che hanno come punto di riferimento le riviste del fai-da-te elettronico.
Uno dei primi primi proto-personal-computer di cui si abbia traccia è il Kenbak-1, che compare per la prima volta in un annuncio pubblicitario sul numero di settembre 1971 di Scientific American. Progettato da John Blankenbaker e venduto dalla sua Kenbak Corporation per 750 dollari, Kenbak-1 è un sistema a circuiti discreti (TTL), senza microprocessore. L'architettura del computer, di tipo seriale, usa parole logiche da 8 bit e un clock da 1 MHz. Per la memorizzazione dei dati sfrutta batterie di shift register con la capacità totale di 256 bytes. Malgrado la semplicità, Kembak-1 è un sistema stored-program (von Neumann), ha 3 registri da 8 bit e cinque modi di indirizzamento. Non riscuote un grande successo: si stima che nei due anni di vita della società siano stati venduti meno di cinquanta esemplari del computer e quasi solamente a istituti scolastici.
Kenbak-1
Decisamente più sofisticato e potente è Mark 8, un computer progettato da Jonathan Titus utilizzando il microprocessore a 8 bit Intel 8008 che è una evoluzione del 4004 (il primo processore di Intel, con architettura a 4 bit). Il progetto viene pubblicato nei dettagli di costruzione sulla rivista Radio Electronics Magazine a partire dal mese di luglio del 1974. Anche Mark 8 non ha molta fortuna: gli sperimentatori hanno difficoltà a costruirlo a causa della scarsa reperibilità delle componenti elettroniche e del loro elevato costo. Manca inoltre un costruttore che offra il computer già montato.
Mark 8
A incontrare il successo è, l'anno seguente, il computer Altair 8800, presentato a partire dal numero di gennaio 1975 sulla rivista Popular Electronics. Il computer è stato progettato e costruito da Edward Roberts (presidente di MITS Incorporated) ed è pubblicato sul giornale grazie al contributo di Don Lancaster, Forrest Mims e David Bunnell. Per la prima volta un computer è offerto sul mercato a un prezzo accessibile (all'incirca il costo di un televisore a colori) sia in kit sia già montato: rispettivamente a 397 e a 498 dollari. Altair utilizza il processore Intel 8080 e ha 256 bytes di memoria nella versione base. Per utilizzarlo l'utente ha a disposizione un rudimentale pannello di comando con interruttori e spie a LED, oppure può collegare un lettore/perforatore per nastri di carta o un terminale esterno (a patto d'investire nella periferica cifre ben superiori al costo del sistema).
Altair ottiene un successo esplosivo: MITS, che ha inizialmente previsto richieste per qualche centinaio di pezzi, riceve in poche settimane ordini per decine di migliaia di unità. Il sistema Altair può essere espanso impilando altre schede sopra quella principale, collegandole con un cavo multifilo al bus del sistema. Con schede specifiche diventa possibile avvalersi di porte seriali, di più memoria o di una interfaccia per registrare i dati su nastro magnetico. Con almeno 4 KB di RAM è possibile utilizzare dei linguaggi di programmazione evoluti. L'interprete Basic per l'Altair è il primo software che viene scritto e commercializzato da Bill Gates e Paul Allen, che in seguito daranno vita a Microsoft.
Altair 8800
Il successo dell'Altair porta alla nascita del primo clone nella storia dei computer: l'IMSAI 8080. Presentato ad agosto del 1975 da IMS Associates, l'IMSAI ricalca nelle caratteristiche circuitali e nelle funzionalità l'Altair 8800 pur essendo più completo e potente grazie alla CPU Intel 8080A e alla memoria base da 4 KB. Il bus d'espansione di questo sistema è equipaggiato con dei connettori che permettono di inserire ed estrarre le schede aggiuntive con grande facilità. Noto con il nome di S-100, questo bus si afferma come uno standard di riferimento per l'interconnessione interna dei sistemi.
Tra i computer che vengono concepiti in questo periodo, c'è l'Apple I: sistema disegnato da Stephen Wozniak utilizzando la CPU MOS 6502 e tra i primi a scommettere sull'impiego di uno schermo (monitor o TV) per la visualizzazione dei dati. Agli inizi dell'era informatica era infatti più usuale interagire con i computer tramite interruttori e display a LED, periferiche telescriventi, schede o nastri perforati. Rifiutato da HP (l'azienda presso cui Wozniak lavora), il computer da lui progettato ottiene un grande successo tra il pubblico di amatori dell'Homebrew Computer Club a cui è presentato nel 1976.
IMSAI 8080
Intorno alla metà degli Anni 70 tutte le componenti tecnologiche fondamentali per la costruzione di un personal computer sono ormai a punto. Le primitive realizzazioni amatoriali hanno permesso d'identificare l'ideale mix di caratteristiche hardware, capacità di programmazione e flessibilità d'uso richiesto dai potenziali utenti.
Nel 1977 i tempi sono maturi: a pochi mesi l'una dall'altra, Commodore con il PET 2001, Apple con l'Apple II e Radio Shack con il TRS-80 danno il via ufficiale all'era del personal computer. E' subito un grande boom; negli anni successivi si assiste all'incredibile sviluppo di prodotti sempre più potenti e complessi, diversi nell'architettura e incompatibili, ma che hanno in comune la visualizzazione su monitor, il linguaggio Basic e la memoria di massa su supporti magnetici.
Apple II
Solo molti anni dopo, con l'affermazione di IBM in questo mercato, personal computer diventa sinonimo di uno specifico standard industriale che identifica macchine compatibili a livello dei programmi, realizzate con la CPU Intel 8088, il bus ISA e i supporti magnetici da 5,25 pollici. E' lo standard dei PC IBM compatibili che usa il sistema operativo MS-DOS di Microsoft per il quale vengono scritte migliaia di applicazioni.
Uno standard che si è sviluppato nel tempo, accogliendo processori, sottosistemi grafici e capacità multimediali sempre più sofisticati, grazie anche alla spinta competitiva esercitata dalle piattaforme concorrenti, a cominciare dall' Apple Macintosh.
L'IBM 5150, il primo PC IBM
[Fonte PT - http://web.tiscali.it/city/personal_comp.htm]