Quando si parla di personal e home computer uno dei primi nomi che viene in mente è quello di Commodore: azienda che ha prodotto, a cavallo tra gli Anni 80 e 90, alcuni dei modelli di maggior successo. Benché abbia avuto massima notorietà in questo periodo, Commodore ha origini lontane nel tempo. Nasce infatti negli Anni 50 come piccola azienda artigiana di macchine da scrivere che, per circostanze in gran parte fortuite, approda nella seconda metà degli Anni 70 al mondo dei computer.
La storia di Commodore si intreccia agli inizi con quella del suo padre-padrone, Jack Tramiel: polacco di origine ebraica sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, emigrato adolescente negli Stati Uniti nel dopoguerra. Dopo una breve esperienza di lavoro nell'esercito americano come elettricista e riparatore tuttofare, Tramiel decide di aprire un piccolo laboratorio di macchine per ufficio a New York nel Bronx. In società con un amico crea nel 1954 Commodore Portable Typewriters, il cui nome (come spiegato dallo stesso Tramiel in un'intervista) scaturisce dalla sua passione per le cose militari, oltre che da marchi esistenti come Admiral e General.
Jack Tramiel
Nel 1955, per sviluppare l'attività commerciale con l'Europa (in particolare con l'Italia da cui importa i prodotti Olivetti), Tramiel costituisce una nuova società a Toronto in Canada. Nasce così Commodore Business Machines International (CBM), azienda che nel 1962 si quota in Borsa e si espande su nuovi settori di mercato. Negli Anni 70, seguendo l'esempio di altri costruttori di macchine per ufficio, Commodore comincia a produrre calcolatrici utilizzando tecnologia e componentistica di Bowmar e Texas Instruments. Con l'espandersi del mercato delle calcolatrici elettroniche, Tramiel intuisce l'importanza strategica della microelettronica e decide quindi di rendere la propria azienda autonoma nella produzione dei semiconduttori. Il "colpo da maestro" è l'acquisizione, nel 1976, della MOS Technologies, società produttrice di chip tecnologicamente all'avanguardia ma finanziariamente in cattive acque, a causa (secondo alcuni osservatori) dell'eccessiva diversificazione di attività e dei troppi investimenti.
SR7919, una delle calcolatrici Commodore
Eccetto i circuiti per le calcolatrici, Tramiel è intenzionato a tagliare tutti i rami secchi dell'azienda acquisita, ma Chuck Peddle, già in MOS, riesce a convincerlo che la CPU 6502 (realizzata da solo un anno), avrebbe potuto dare grandi soddisfazioni in futuro, diventando la base per la produzione di personal computer. La sfida però non era tanto nel far capire al CEO di Commodore il “valore” della CPU, quanto spiegargli nel 1976 cosa fosse un “personal computer”: un'idea astratta, un'intuizione comune a pochissime persone al mondo.
La leggenda vuole che il pragmatico Tramiel abbia dato a Peddle una sorta di ultimatum: portare a termine entro sei mesi il progetto di un computer per il mercato professionale o chiudere tutto. La scadenza è rispettata: e nel '77 nasce il primo personal computer di Commodore: il PET 2001.
Chuck Pedddle ed il PET 2001
Il nome PET sta per Personal Electronic Transactor, acronimo che ha per gli anglosassoni il familiare significato di animale domestico, mentre 2001 è un chiaro riferimento al celebre film di Kubrik del 1968 e alle fantastiche capacità del computer HAL.
Tutte scelte orientate ad accreditare il nuovo sistema come “assistente personale” nell’immaginazione degli utenti non professionali, a differenza delle precedenti soluzioni MOS come, ad esempio, l'apprezzatissima scheda KIM1.
Oltre alla CPU 6502, che funziona a 1 MHz, la macchina ha 4KB di RAM, il linguaggio di programmazione Microsoft Basic, monitor e registratore a cassette incorporati. Venduto inizialmente a 600 dollari, il PET si rivela un grande successo e genera una domanda di sistemi che eccede molte volte le capacità di produzione. Commodore, che non ha in quel momento alcun problema di concorrenza, impone agli acquirenti tempi di consegna che superano i tre mesi. L'architettura di base del PET viene successivamente aggiornata con maggiori disponibilità di memoria, una tastiera più efficace e una unità di registrazione a disco magnetico.
Nel gennaio del 1981, per rispondere al crescente interesse del mercato consumer per i computer, Commodore crea "il computer per le masse", ovvero il VIC-20 (l'anno prima il computer è commercializzato sperimentalmente in Giappone, con il nome di VIC-1001).
Il Vic20
Anche in questo caso il nome del nuovo microcalcolatore è un connubio di due termini diversi: VIC sta per Video Interface Chip (il nome del circuito che controlla la visualizzazione a colori), mentre “20” è un numero di fantasia, senza rapporti con parametri funzionali.
Il progetto è guidato da Michael Tomczyk, mentre Bob Yannes è il responsabile dell’architettura e, in seguito, curerà anche l’innovativo chip musicale SID del C64. Secondo alcune fonti, Commodore realizza il VIC-20 per sfruttare componenti e tecnologie sviluppati senza successo per il mercato delle console di giochi.
In seguito al successo del VIC-20 (un milione di unità vendute in un anno), Commodore pianificò due nuovi sistemi: il fratello minore VIC-10 (noto anche come UltiMax) e il fratello maggiore VIC-30.
Nel frattempo però il Commodore 64 irrompe prepotentemente sul mercato, offuscano il VIC-10 ed inglobando la modalità “UltiMax mode” per usare le relative cartucce. Il VIC-30 non venne invece immesso sul mercato.
Pubblicità del VIC-10
Così il nuovo principe di casa Commodore diventa il Commodore 64. Basato sul MOS 6510, il nuovo computer si presenta con una dotazione di tutto rispetto: 64KB di RAM e due chip diversificati per la grafica e la riproduzione audio, entrambi con capacità molto avanzate. Il C64 è insomma un personal computer senza compromessi, sia pure con un prezzo di vendita di 599dollari, non proprio alla portata di tutti. Il livello notevole delle capacità fa però sì che il sistema possa essere prodotto per lungo tempo senza aggiornamenti e quindi, a differenza dei concorrenti, senza creare discontinuità nel supporto software. Potendo contare su una crescita esponenziale delle vendite, prezzi della tecnologia in continuo calo e un lunghissimo periodo di produzione, il nuovo computer si rivela un grandissimo successo per Commodore. Si stima che l'azienda abbia prodotto tra i 17 e i 22 milioni di C64 e che siano stati scritti per la piattaforma decine di migliaia di programmi. Commodore realizza nell'83 una versione trasportabile del C64: SX-64, dotata di monitor CRT a colori e lettore floppy da 5,25" incorporati.
Commodore 64
Grazie al successo dei propri prodotti Commodore supera la soglia del miliardo di dollari di fatturato. Nel nuovo contesto di grande azienda tecnologica la figura carismatica del fondatore Tramiel comincia ad apparire agli azionisti pericolosa e ingombrante. Nell'84, con la prima grave crisi nel mercato dei personal computer, Tramiel è sostituito da Irving Gould alla guida di Commodore. Malgrado l'importanza dell'avvicendamento è una scelta improntata alla continuità: fin dagli Anni '60 Gould era stato il finanziatore dell'azienda e il suo salvatore nei momenti più difficili. Lasciata Commodore e incassato l'enorme plusvalore della propria trentennale partecipazione azionaria, Tramiel si rimette in gioco entrando nel capitale del gigante dei videogiochi Atari e guidandone, come presidente, il rilancio nei computer.
Nella primavera dell'84 Commodore lancia al Cebit (la fiera informatica di Hannover in Germania) due nuovi modelli professionali: il Commodore Z8000 e il Commodore PC. A giugno, al Consumer Electronics Show di Chicago, è la volta degli home computer Commodore 16 e Plus/4. Al costo di 100$, Commodore 16 è il sistema d'ingresso della linea, progettato per rimpiazzare il vecchio VIC-20 di cui è cessata la produzione. Il Plus/4, che invece costa 300$ e ha 64KB di memoria, punta invece ad aggiornare il C64. E' un personal dal design più ergonomico, con tasti cursore separati per le funzioni di posizionamento (quelle che in seguito reclameranno l'uso del mouse); ha inoltre in ROM un set di applicazioni di produttività, richiamabili rapidamente premendo un tasto. I nuovi computer hanno un'accoglienza molto fredda sul mercato. Per nulla innovativi rispetto ai modelli concorrenti, fanno apparire Commodore anni luce lontano da Sinclair e Apple che nell'84 hanno rispettivamente presentato il QL e il Macintosh. Fatto ancor più grave, i nuovi computer Commodore sono incompatibili con i programmi realizzati per il VIC-20 e il C64. Il rigetto del mercato è tale da costringere Commodore a riprendere la produzione del C64.
Commodore PLUS/4
Mentre il software acquista sempre più valore, si moltiplicano le esperienze negative degli utenti sulle architetture minori, lasciate spesso al loro destino dai costruttori. L'attenzione del mercato si focalizza così su un aspetto del tutto nuovo: la compatibilità. La compatibilità diventa un elemento fondamentale nella scelta delle piattaforme computer: il motivo sul quale fa leva il marketing di Philips e di un gruppo di costruttori giapponesi uniti sotto l'egida dello standard MSX. In campo professionale, le piattaforme Apple II e IBM PC, 'standard di fatto' e sempre più ricche di software rimpiazzano i tanti anonimi sistemi basati sul processore Zilog Z-80 e sistema operativo CP/M dei primi anni '80.
[Fonte: PT, http://web.tiscali.it/city/commodore1.htm]