Il 1974, tra i vari avvenimenti (si pensi alla fondazione di Microsoft), è anche l'anno dalla pubblicazione della prima edizione di Computer Lib / Dream Machine del visionario Ted Nelson, al grido di
“il potere del computer al popolo! Abbasso la cyberfuffa”,
in cui con “cyberfuffa” Nelson si riferisce ai modi di “fregare” la gente usando i computer.
Computer Lib / Dream Machine
Il libro, ormai un vero e proprio cult, è il primo dedicato ai personal computer, nato dall’avversione del suo autore rispetto allo stereotipo del tempo (siamo nel ’74) secondo il quale computer dovevano essere grandi, grossi e “burocratici” e sotto il dominio di IBM. Soprattutto lo strapotere di BigBlue è un qualcosa che Nelson non riesce a tollerare, associando al gigante dell’elettronica il ruolo di “nemico della libertà personale”.
L’idea di coinvolgere le masse agli albori di quella che si sarebbe rilevata la “Rivoluzione Digitale o Informatica” è il filo conduttore di un’opera editoriale ricca ed estroversa che Nelson auto-pubblica in 40.000 copie.
Il libro si presenta come una collage di frammenti di testi dattiloscritti, fotocopie, schemi e disegni alla maniera del Whole Earth Catalog, aprendo le porte alla rivoluzione culturale dei personal computer e fornendo il primo esempio di infographic. Altra nota caratteristica è il formato “double falce”: la prima metà del libro è Computer Lib: You can and must understand computers now, mentre l’altra metà (per leggere la quale bisogna letteralmente capovolgere il volume) si intitola Dream Machines: New freedoms through computer screens—a minority report.
Una pagina interna di Computer Lib
Nonostante il forte impatto che il volume ha sugli appassionati del periodo e in particolare gli “hippi”, parte dei quali si sono poi trasformati nei grandi guru dell’informatica (processo ottimamente raccontato in “Bit Pop Revolution: Gli Hippie che inventarono il futuro”), Nelson ritiene che il suo libro abbia fallito nell’intento perché non ha raggiunto le masse, ma solo, un ristretto numero di smanettoni.
Resta il fatto che le sue idee e le sue visioni hanno contribuito fortemente a plasmare il mondo che oggi conosciamo, ponendo le basi del suo successivo lavoro “Literary Machines” (1981) con cui porta il grande pubblico a scoprire e capire i sistemi ipertestuali, ispirando lo stesso Tim Berners Lee nella creazione del World Wide Web.