Ed Esber viene descritto da Merrill R. Chapman nel suo libro: In Search of Stupidity: Over 20 Years of High-Tech Marketing Disasters come uno dei top manager più odiato nella storia dell’informatica.
Esber diventa CEO di Ashton-Tate (AT) alla fine del 1984, in seguito alla morte di George Tate e all’addio del precedente CEO David Cole. Ricordo che AT è la società che insieme a Microsoft e Lotus formava nei primi anni ’80 il gruppo dei “Big Three” del software.
Con un business praticamente concentrato sullo storico dBASE (derivato da Vulcan), la società si trova con disponibilità finanziare davvero rilevanti (circa 300 milioni di dollari), cosa che permette ad Esber di concentrarsi su strategie di crescita e diversificazione di prodotto, assodato che dBASE è il punto di riferimento del settore e che “si vende” da solo.
Ma perché tanto accanimento verso Esber? Perché Esber riesce, nel giro di qualche anno, a distruggere quello che era il vero motivo del grande successo di dBASE: la community di sviluppatori che gli ruotava attorno.
Infatti, appena prese le redini della società, dichiara guerra a tutti coloro che sviluppano estensioni e utility di ogni tipo legate al mondo dBASE arrivando a minacciare anche il nascente “comitato internazionale per lo standard dBASE”, pensato per creare uno standard indipendente ma compatibile con il prodotto AT, ottenendo solamente di passare da “standard dBASE” a “standard xBASE”.
Ed Esber assediato dalla community (immagine tratta dal libro)
Anche la guerra con i cloni, primo tra tutti Fox Pro, non è assolutamente di aiuto ad AT che, nel giro di due anni si trova a dover fronteggiare una serie di fallimenti a cui non era abituata. Esber, nell’ambito delle attività di diversificazione, decide di far entrare nella sfera della società il wordprocessor MultiMate e i tool grafici ChardMaster, entrambi con un passato decisamente positivo, sia in fatto di qualità che di vendite, ma orami non in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di utenti assetati di nuove funzionalità. Si pensi che MultiMate era in grado di visualizzare una sola pagina alla volta, scelta dettata dalla scarsità di memoria di fine anni ’70 ma ormai totalmente ingiustificabile. Inoltre i due prodotti sono un “composto” di codice sorgente rimaneggiato più volte, difficile da aggiornare e manutenere. Così i reseller si trovano velocemente decine di copie dei prodotti AT invendute nei propri magazzini e con poche speranze di poterle effettivamente smaltire.
Il manuale di AT MultiMate
Come se questo non bastasse, Esber si “distrae” da dBASE. Qualche ben informato afferma che il CEO ritiene il prodotto “poco relazionale” anche se, non essendo un tecnico, probabilmente non ha ben chiaro neanche il significato stesso della definizione. Gli utenti dello storico DB chiedono a gran voce il nuovo, e più volte annunciato, dBASE IV, e si vedono accontentati solo nell’ottobre del 1988, decisamente troppo tardi e con una serie impressionante di bug. Il tutto ovviamente giova alla concorrenza e in particolare a Fox Pro che riesce a guadagnare considerevoli fette di mercato al punto da spingere Microsoft ad acquisire l’intera Fox Software (dopo la sentenza favorevole nella causa intentata contro di le da AT) e dar vita a Visual Fox Pro.
Uno dei massimi esperti dBase, Adam Green, liquida il nuovo prodotto di AT con poche parole: “semplicemente non funziona!”. Nonostante il velocissimo rilascio di due fix release (4.1 e 4.2), la community è orami sul piede di guerra e vuole la testa di Esber, tanto che se anche la società decidesse di regalare dBase, la sua ingombrante presenza spingerebbe molti di essi a pagare piuttosto che essere psicologicamente legati alle sue uscite.
Così AT liquida il suo top manager nel 1980, ma il danno è ormai irreparabile e Borland acquista il tutto per circa 400 milioni di dollari anche se, a dirla tutta, non si rileverà un grande affare per i motivi che illustrerò nel prossimo post in cui andremo a parlare dei “posizionamenti confusi”… ammesso che questo vi sia piaciuto.
In conclusione penso che qualcuno si chiederà che fine abbia poi fatto Esber: ebbene nel 1994 lo ritroviamo a capo di Creative Labs (quella delle schede audio) e sembra proprio che il nostro CEO abbiamo imparato la lezione tanto da fondare, alcuni anni dopo, la Computer Toys Company, un sistema di intrattenimento, proprio lui che in passato aveva dimostrato tutt’altro che sensibilità e tatto verso i clienti.
In Search of Stupidity: Over 20 Years of High-Tech Marketing Disasters