Eh si, il Personal Computer più venduto al mondo spegne in questi giorni 40 candeline e di tempo ne è decisamente passato dal gennaio del 1982 quando fu presentato al CES di Las Vegas.

I numeri di questo piccolo gioiello sono da capogiro: si stima siano stati prodotti tra i 17 ed i 22 milioni di unità, nelle varie edizioni che lo hanno accompagnato. Anche tecnicamente il C64 si difendeva decisamente bene: processore MOS 6510 (MOS Technology era di proprietà della stessa Commodore e le cui CPU 6502 furono utilizzate da Apple per l’Apple I e II) con frequenza di 1 MHz, 64KB di RAM, due chip diversificati per la grafica e la riproduzione audio, entrambi con caratteristiche avanzate. Nel 1983 ne viene persino realizzata anche una versione “trasportabile”: l’SX-64, dotata di monitor CRT a colori e lettore floppy da 5,25" incorporati.

Come da tradizione in questa rubrica, vogliamo però spingerci oltre e non parlare del calcolatore in se, ma dell’uomo dietro al suo successo, ovvero Jack Tramiel.

jack tramiel Jack Tramiel

Nato in Polonia il 13 dicembre del 1928, di origine ebraica, dopo essere scampato allo sterminio nazista, emigra negli USA e si arruola nell’esercito.

Di istanza a Fort Dix apprende l’arte di riparare gli strumenti di ufficio, in particolare le macchine da scrivere Hermes Baby, riuscendo, nel frattempo, ad ottenere un contratto di assistenza alla Fordham University e a frequentare un corso presso l’IBM per imparare a riparare le macchine da scrivere elettriche. Nel 1952 lascia l’esercito e, dopo essere diventato cittadino americano nel ’53, inizia a lavorare come tassista e riparatore tuttofare, grazie all’apertura di un piccolo laboratorio di macchine per ufficio nel Bronx (New York).

La svolta però arriva nel 1954: in società con un amico fidato crea la Commodore Portable Typewriters, con un nome ispirato dalla sua passione per il mondo militare. Si narra, infatti, che essendo già utilizzati i nomi Admiral e General, Tramiel optò per Commodore dopo aver visto a Berlino, durante un viaggio, una macchina con il nome inciso su di essa.

Il primo atto della società è quello di acquistare 200 macchine da scrivere IBM delle Nazioni Unite, ripararle e rivenderle. Con i proventi viene ripetuta l’operazione con uno stock di macchine Singer, ma Tramiel, insoddisfatto dei profitti che la società riesce a trarre da questo business, inizia ad importare e commercializzare macchine da scrivere dall’Europa E qui c’è un pezzo d’Italia: infatti Tramiel ha una particolare attenzione per i prodotti Olivetti, di cui è grande estimatore.

cbm primo logoNel 1955 nasce la Commodore Business Machines International (CBM), con lo scopo di importare negli USA macchine da scrivere prodotte dalla Ceca  Zbrojovka Brno. Per fare ciò, però, Tramiel deve creare la società in Canada (Toronto) poiché facendo l’allora Cecoslovacchia parte del blocco comunista, era vieto importarne i prodotti negli States. A tal proposito Tramiel dirà:

“..We bought the parts in Czechoslovakia and assembled them in Canada, so our typewriters were true Canadian products..” [compriamo i pezzi in Cecoslovacchia e li assembliamo in Canada, così le nostre machine da scrivere sono un “vero” prodotto Canadese]

commodore canada logo

Nel 1962 la CBM approda in Borsa, e, successivamente, in seguito all’invasione delle macchine da scrivere giapponesi, comincia a guardare ai mercati affini, in particolare alla produzione di calcolatrici utilizzando tecnologia e componentistica di Bowmar e Texas Instruments

typewriter 1Commodore portable Typewriter I

Tramiel intuisce l'importanza strategica della microelettronica e decide di rendersi indipendente con l'acquisizione (1976) della MOS Technologies, società che produce chip di elevata tecnologia ma finanziariamente in cattive acque.

comm7919 SR7919, una delle calcolatrici Commodore

Eccetto i circuiti per le calcolatrici, Tramiel è intenzionato a tagliare tutti i rami secchi dell'azienda acquisita, ma Chuck Peddle, già in MOS, riesce a convincerlo che la CPU 6502 (terminata da poco) potrà dare grandi soddisfazioni in futuro, diventando la base per la produzione di personal computer. La sfida non è tanto nel far capire al CEO di Commodore il “valore” della CPU, quanto spiegargli, nel 1976, cosa sia un “personal computer”: un'idea astratta, un'intuizione comune a pochissime persone al mondo. 

La leggenda vuole che il pragmatico Tramiel abbia dato a Peddle una sorta di ultimatum: portare a termine entro sei mesi il progetto di un computer per il mercato professionale, pena l’abbandono del settore. La scadenza è rispettata: e nel '77 nasce il primo personal computer di Commodore: il PET 2001, ovvero il Personal Electronic Transactor 2001.
 
chuck peddle

Chuck Pedddle

L’acronimo “PET” è un riferimento diretto all’animale domestico, mentre “2001” si ispira al celebre film di Kubrik del 1968 e alle fantastiche capacità del computer HAL. Tutte scelte orientate ad accreditare il nuovo sistema come “assistente personale” nell’immaginazione degli utenti non professionali.

pet2001 black

pet2001 open

 Il PET 2001 in tutto il suo splendore

Oltre alla CPU 6502, che funziona a 1 MHz, la macchina ha 4KB di RAM, il linguaggio di programmazione Microsoft Basic, monitor e registratore a cassette incorporati, il tutto offerto inizialmente a 600 dollari. Il PET si rivela un grande successo e genera una domanda che eccede molte volte le capacità produttive di CBM, tanto che l’azienda (senza concorrenti diretti al momento) impone agli acquirenti tempi di consegna che superano i tre mesi. L'architettura di base del PET viene successivamente aggiornata con maggiore memoria, una tastiera più efficace e una unità di registrazione a disco magnetico.

Nel gennaio del 1981, per rispondere al crescente interesse del mercato consumer per i computer, Commodore crea una sorta di versione ridotta del PET a cui dà il nome di VIC-20 e che viene offerto a 299 dollari. 

vic20VIC20

Anche in questo caso il nome del nuovo microcalcolatore è un connubio di due termini diversi: “VIC” sta per Video Interface Chip (il circuito grafico), mentre “20” sembra essere un numero di fantasia, senza rapporti con parametri funzionali. 

Il progetto è guidato da Michael Tomczyk, mentre Bob Yannes è il responsabile dell’architettura e, in seguito, anche dell’innovativo chip musicale SID del C64. In Giappone il VIC-20 viene commercializzato con il nome di VIC-1001 dalla sussidiaria Commodore Japan Ltd, guidata da Taro Tokai.

E così il nostro viaggio arriva al già citato 1982 e al Commodore 64

Il C64 è un personal computer senza compromessi, sia pure con un prezzo di vendita di 599dollari, non proprio alla portata di tutti. Il livello notevole delle capacità fa sì che il sistema possa essere prodotto per lungo tempo senza aggiornamenti rilevanti e quindi, a differenza dei concorrenti, senza creare discontinuità nel supporto software. Potendo contare su una crescita esponenziale delle vendite, prezzi della tecnologia in continuo calo e un lunghissimo periodo di produzione, il nuovo computer si rivela un grandissimo successo per CBM. 

commodore64Commodore 64

Nel 1984 la società supera la soglia del miliardo di dollari di fatturato, ma Tramiel non è soddisfatto di una cosa: nella sua visione, il “personal” è tale solo se è accessibile da tutti:

We need to build computers for the masses, not the classes [dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi]

così decide di far abbassare il prezzo del C64 a 199dollari, innescando una feroce guerra dei prezzi nel settore, con comprimaria diretta la Texas Instrument ed il suo Tl99.

Così la figura carismatica di Tramiel comincia ad apparire agli azionisti pericolosa e ingombrante. Inoltre a pesare sul curriculum del fondatore è l’incomprensibile decisione di non vendere il C64 immediatamente anche in Giappone, ma di puntatore tutto su Ultimax, alias Commodore Max Machine e per gli amici VIC-10.

vic10 VIC-10

Ultimax doveva essere il nuovo cavallo di battaglia di Commodore nel Sol Levante, ma i conti non tornarono da subito, a partire dall’irrisoria quantità di memoria di  4Kb, di cui solo 2.5Kb realmente utilizzabili per le applicazioni. Il progetto è curato da Yashi Tekamura, ma l’unica cosa innovativa sono la tastiera a membrana (leggasi Spectrum) e il prototipo del chip grafico del C64. Altra cosa assurda: anche solo per avviare il calcolatore è necessaria una cartuccia (con il Basic) da acquistare a parte!

Così Commodore perde definitivamente il mercato Orientale, complice anche l’ascesa dello standard Microsoft MSX, e Tramiel perde la guida della società che aveva fondata. Infatti il 13 gennaio del 1984, Tramiel viene sostituito da Irving Gould, il socio entrato in Commodore nel 1966 in seguito all’acquisto del 17% delle azioni, vendute da Tramiel per 400.000 dollari allo scopo di far cassa. 

Lasciata Commodore e incassato l'enorme plusvalore della propria trentennale partecipazione azionaria, fonda la Tramel Technology Ltd, che a luglio del 1984 acquista Atari Inc., ceduta dalla Warner Communications in seguito ai gravi problemi finanziari generati proprio dalla suddetta guerra dei prezzi.

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La famiglia Tramiel alla guida dell'ATARI Corp.

Atari diventa così Atari Corporation e Tramiel si rimette in gioco entrando come presidente e tentando di trasformarla nella “nuova Commodore”, ma decidendo di ignorare il mercato dei videogiochi che resta appannaggio di ATARI Games.

Nasce così la famosa linea Atari ST, con principale concorrente, ironia della sorte, il Commodore Amiga. Alla fine degli anni ’80 Jack lasciala poltrona a suo figlio Sam, ma in seguito ad un problema cardiaco di quest’ultimo, torna alla sua vecchi carica nel 1995. L’anno seguente Tramiel vende tutto a JT Storage (conservando un posto nel consiglio di amministrazione) che a sua volta, nel 1998, vende l’eredità Atari alla Hasbro Interactive per 5 milioni di dollari e chiude i battenti nel 1999.

encarta logoOggi è normale dire "vado su Wikipedia per cercare...", ma meno di 20 anni fa la storia era completamente diversa e a dominare (dopo aver a loro volta spazzato via le enciclopedie cartacee) erano le enciclopedie su CD/DVD.

Il passo è stato in qualche modo segnato nel 2009 quando Microsoft annuncia nella sezione del sito dedicato all'enciclopedia più nota al mondo, Encarta, la decisione di abbandonare il settore:

“The category of traditional encyclopedias and reference material has changed. People today seek and consume information in considerably different ways than in years past. As part of Microsoft’s goal to deliver the most effective and engaging resources for today’s consumer, it has made the decision to exit the Encarta business.”

["Il settore delle enciclopedie tradizionali (multimediali) è cambiato. Le persone oggi cercano e consumano le informazioni in modi considerevolmente diversi rispetto agli anni passati. Nel proprio piano di sviluppo di strumenti sempre più efficaci e coinvolgenti per l’utente, Microsoft ha deciso di uscire dal business di riferimento di Encarta"]

Ripercorriamo sinteticamente la storia di Encarta e la sua evoluzione, partendo dall’idea originaria maturata dallo stesso Gates, che nella seconda metà degli anni ’80 intuisce le potenzialità di un’enciclopedia per PC e la possibilità di stravolgere l’idea stessa di enciclopedia [cartacea]. 

Per i contenuti, Microsoft si rivolge inizialmente alla prestigiosa Encyclopedia Britannica che, però, rifiuta categoricamente di fornire il proprio materiale per il poco nobile “personal computer”. Così Gates si affida all’editore Funk & Wagnalls che gli consente di utilizzare i contenuti dell’omonima enciclopedia cartacea.

Il rifiuto di Britannica comporta, comunque, che il nuovo prodotto non può contare sui contenuti più prestigiosi e spinge Microsoft a focalizzare i propri sforzi sulla multimedialità, così come evidenziato dal “case study” di Shane Greenstein e Michelle Devereux, redatto per la scuola di Management “Kellogg School” della Northwestern University:

“Microsoft could not build its encyclopedia on the highest-quality content. Instead, it invested in choice graphics and sound to bring value to its product.”

[Microsoft non poté realizzare la propria enciclopedia sui contenuti più rinomati (Britannica). Così investì sulla grafica e sul sonoro per aggiungere valore al prodotto]

La prima versione ufficiale (codename Gandalf) della nuova enciclopedia viene presentata nel 1993 con il nome definitivo di Microsoft Encarta, scelto da un’agenzia pubblicitaria incaricata di studiare il posizionamento del prodotto sul mercato.

encarta1993 Il package della prima versione di Encarta

Come detto, il team di sviluppo si concentra soprattutto nel rendere Encarta qualcosa di più di una semplice trasposizione digitale di contenuti cartacei: un’esperienza innovativa grazie ad un numero impressionate di immaginiillustrazionimappe, oltre a una time line di consultazione, un atlante11.000 foto e otto ore di clip audio.

Inizialmente Microsoft immagina di vendere la propria enciclopedia ad un prezzo decisamente corposo, circa 1000 – 2000$ (comunque conveniente rispetto alle soluzioni cartacee), ma la quotazione finale si assesta sui 395$. 

Nei primi 6mesi Encarta raggiunge il 3% del mercato, in affanno rispetto a “Kang Pudun Interactive Encyclopedia” (Compton's Interactive Encyclopedia) che si attesta come leader di mercato grazie al prezzo concorrenziale di 129 dollari per gli utenti che già dispongono di un prodotto concorrente (anche cartaceo), mentre il prezzo pieno è identico a quello praticato da BigM.

La risposta della società di Gates non si fa attendere e, per il periodo Natalizio del 1993, Encarta viene offerta a 99$. Il successo è travolgente e, con oltre 350.000 copie vendute, l’enciclopedia di Redmond diventa leader del settore anche se la profezia di Martin Leahy del reparto vendite:

you know, is not it? Prices will never go up, right?” (pronosticata ad un collega)

si concretizza in pieno e il prezzo non è più risalito. In compenso nel 1994 Microsoft riesce a vendere ben 1 milione di copie della propria enciclopedia.

encarta94Encarta 1994

Da questo momento in poi sembra che Microsoft non abbia più rivali nel settore: Encarta viene pubblicata nei Paesi più importanti e riscuote un successo planetario. L’utilizzo di “pubblicata” invece di “localizzata” non è casuale, visto che Microsoft decide che le varie edizioni locali debbano essere realizzate secondo quelle che sono le connotazioni tipiche del Paese a cui si rivolgono.

In Italia (dove Encarta arriva in versione localizzata nel 98 e incontra la concorrenza di DeAgostini e Rizzoli) le singole voci sono pensate e redatte per soddisfare esigenze e curiosità culturali tipiche della storia italiana, tanto che Microsoft collabora con le più importati istituzioni nazionali (es: Accademia delle Belle Arti di Firenze) per arricchire il proprio prodotto.

encarta99Encarta 99 Italiana

Il 1998 è un anno importante per Encarta: la casa di Redmond, infatti, acquista la  Collier's Encyclopedia e la New Merit Scholar's Encyclopedia, segnando un salto qualitativo dei contenuti non indifferente. D'altronde le enciclopedie cartacee sono allo stremo, tanto che persino la storica Britannica è stata acquistata (1996) sotto costo da Jacqui Safra  e a marzo del 2012 arriverà lo stop definitivo a nuove edizioni stampate.

Tornando invece ad Encarta, è doveroso ricordare che nel corso della sua evoluzione l’offerta base si arricchisce di serie di soluzione specialistiche: da Encarta Atalante (Atlas) a Encarta Kids, pensato per essere utilizzato come strumento di apprendimento dai più piccoli. Inoltre nel 2000, Microsoft tenta la strada del Web con Encarta Online accessibile in versione full a fronte di un abbonamento mensile.

encarta onlineEncarta Online

encarta atlasEncarta Atlas

encarta kidsEncarta Kids

Nonostante la posizione di assoluto leader di settore, nel 2001 il lancio di Wikipedia innesca la miccia che poterà Microsoft ad uscire dal settore. Anche Atlas, con il lancio di Google Maps e Google Earth, diventa improvvisamente “vecchio” e segue ovviamente il destino dell’enciclopedia.

Tutt’oggi Microsoft conserva ancora una infinità di contenuti accumulati nel corso degli anni di sviluppo di Encarta ed ereditati dalle varie acquisizioni. Molti sono di altissima qualità e fanno decisamente impallidire le omologhe voci di Wikipedia e, nell’ottica di non consegnare tutto all’oblio, Mathias Schindler, uno degli amministratori di Wikipedia Germania, ha in passato inviato una serie di e-mail al big di Redmond invitandolo a rendere libero il materiale di Encarta che non ha più in programma di utilizzare.

bug pentium pentium

Siamo nel 1994 (ottobre), a oltre un anno dal lancio ufficiale del processore più noto della storia, e Thomas Nicely,  ricercatore del Lynchburg College, comunica al supporto tecnico Intel che “mentre eseguiva un’applicazione che faceva pesante impiego di calcoli sui numeri primi, uno dei suoi computer ha restituito un risultato errato”.

Nel giro di pochi giorni la scoperta diventa di pubblico dominio e diversi altri esperti confermano la notizia: il Pentium sbaglia i conti! 

In realtà non si trattava di un fatto nuovo nel mondo dei microprocessori, ma era la prima volta che la questione diventava quasi da “gossip”, tanto che, il clamore suscitato, costringerà i produttori a rilasciare, da allora in avanti, sempre una flaw/bug list (più o meno rintracciabile) che evidenzi i vari problemi presenti nelle proprie CPU.

bug pentium nostradamus miniMa cosa centra tutto questo con Nostradamus? Ebbene le quartine di Michel de Nostredamesono strutturate in modo tale da permettere di associarle, spesso con un po’ di fantasia, alle situazioni più eterogenee. Nel nostro caso è Leo Sorge, scrittore di articoli e testi sull'elettronica di consumo dal 1976, a raccontarci della loro “applicazione” al mondo dei microprocessori. L’interpretazione è apparsa per la prima volta il 21 gennaio del 1995 sul newsgroup comp.sys.intel,alt.prophecies.nostradamus, e viene presentata da Sorge ne “I chip di Nostradamus” con una dialettica ed una fluidità tipica dello scrittore romano.

La quartina interessata recita:

[1] Aupres des portes et dedans deux cités

[2] Seront deux fleaux et onques n'aperceu vn tel,

[3] Faim dedans peste, de fer hors gens boutés,

[4] Crier secours au grand Dieu immortel.

ovvero:

[1] Prossimi ai cancelli e tra due cittadine

[2] Saranno due difetti (flaws) che nessuno anticipò [vn tel]

[3] Fame e peste all’interno [pest inside], dal ferro persone scacciate,

[4] implorano soccorso al gran Dio immortale.

 

[1] Near the gates and inside two cities

[2] Will be TWO FLAWS, and nobody noticed it [from] INTEL

[3] Hunger, pest inside, by steel people thrown out

[4] Cry for help to the great immortal God.

Analizziamola in dettaglio, partendo dal secondo verso: 

[2] Saranno due difetti (flaws) che nessuno anticipò [vn tel]

Tre elementi rimandano direttamente al Pentium Bug. Il sostantivo centrale è proprio flaw, mentre l’espressione “un tel”, unica occorrenza presente nelle mille quartine, in francese si legge come “Intel”.

Sempre nel francese risorgimentale, la “u” e la “v” sono interscambiabili, anche se, in generale, si preferisce mantenere la coerenza nella scrittura all’interno della stessa frase. Cosa curiosa è che questo è l’unico scambio che Nostradamus si concede, come mai? Inoltre “V” è anche “cinque” in numeri romani, e quindi è assimilabile a “quinta generazione” a cui appartiene il Pentium! 

Passiamo ora alla prima parte del 3 verso:

[3] Fame e peste all’interno [pest inside],….

“peste all’interno” diventa in inglese “pest inside”, che ricorda molto da vicino l’ormai famoso claim “Intel inside”.

Proseguendo con la parte restante della quartina:

[1] Prossimi ai cancelli e tra due cittadine

sempre in inglese,  “cancelli” diventa “Gates” e le “due cittadine”, ovvero city, diventano “centri di affari” alias “city borsistiche”. Sommando le due cose ecco che si ottiene Microsoft ed Intel, veri e propri centri del potere finanziario (e non solo) dell’informatica del 1994.

Ma non finisce qui:

[3] …., dal ferro persone scacciate,

[4] implorano soccorso al gran Dio immortale.

il ferro è l’ “hardware”, e l’associazione al Pentium è immediata visto che la CPU è vittima di un flaw, ovvero di un difetto fisico, mentre “Dio” è la “giustizia”, rappresentata dal fatto che Intel, nonostante abbia tentato di insabbiare la cosa (addirittura negando l’evidenza), alla fine ha dovuto ammettere il difetto e dirsi disponibile a sostituire il prodotto difettoso.

In realtà bisogna sottolineare che il clamore suscitato è stato più un vantaggio che uno svantaggio per la società di Santa Clara, rendendo di fatti il claim “Intel Inside”, il brand “Pentium” ed il marchio “Intel” stesso noti in ogni angolo del globo.

La prima Bulletin Board System viene resa operativa a Chicago il 16 febbraio del 1978, grazie al lavoro di  Ward Christensen e Randy Suess, che mettono online il sistema sfruttando un microcalcolatore basato su una CPU Z80 connesso in rete grazie ad un modem Hayes a 300 baud.

primabbs

Il suo lancio viene annunciato dalle colonne di Byte e velocemente il numero di utenti connessi comincia a crescere costantemente superando ogni previsione.

Nella metà degli anni ’80 le BBS diventano il primo esempio di massa di community virtuale, grazie alle quali, molto prima di internet, è stato possibile scambiarsi contenuti e creare luoghi virtuali di discussione.

Nella pratica, tali community avevano spesso caratteristiche locale, visto che la connessione telefonica dial-up spingeva a collegarsi a nodi relativamente vicini in modo da evitare sgradite soprese al momento del conto telefonico. Ciò spingeva i più maliziosi ad affidarsi alle cosiddette pratiche di “phone phreaking” in modo da collegarsi gratuitamente alla BBS preferita anche all’altro capo del mondo.

Se il cuore dei servizi di internet era praticamente già presente nelle BBS, lo stesso non si può dire per la semplicità d’utilizzo, tanto che i suoi utilizzatori erano prevalentemente esperti del settore e appassionati smanettoni. 

Oggi le BBS sono sostanzialmente estinte, ma nel mondo esistono ancora gruppi di nostalgici che cercano di mantenerne in vita qualcuna, tra questi Jason Scott cerca di preservare e raccontare proprio i contenuti e le iterazioni di quelle maggiormente significative grazie al progetto textfiles.com/.

Come nella maggior parte dei contesti in cui si cerca di far luce sugli eventi del passato, di tanto in tanto compaiono documenti che chiariscono alcuni aspetti, ne evidenziano di nuovi e ne mettono in discussione altri.

E’ il caso del documento pubblicato da Ray Ozzie:

 ozzie doc

Ozzie's shared doc

Ozzie, nel 1985 era a capo della Iris Associtaes, concentrata sullo sviluppo di quello che diventerà in seguito Lotus Notes.  I meeting alla base del documento sono incentrati su un ampia discussione, in formato di Q&A (Questions and Answers – Domande e Risposte), relativa all’utilizzo dei sistemi della casa di Redmond, allora con sede a Bellevue (stato di Washington).

Quello che sorprende, già ad una prima analisi, è l’accesso di Iris ad elementi aziendali estremamente delicati: dall’organigramma interno di dettaglio, ai dati di panificazione dei progetti, fino addirittura ai progetti in fase di incubazione.

Ad avvalorare il caratare “confidenziale” dell’organigramma è, paradossalmente, l’alto numero di errori in esso presente: Neil “Conzen” invece che Konzen, Martin “Dunsmere” invece che Dunsmuir, Mark “Zibokowski” invece che Zbikowski.

Le informazioni più rilevanti, però, sono relative ai prodotti più recenti: DOS 3.1, Reti Microsoft over Xenix Stack, Compilatore MS C-3 e persino i nuovi prodotti in cantiere, da Windows al “fumoso”  European MS DOS 4. Del primo si descrivono i Goal di progetto (risiedere insieme al DOS su un disco da 360K, essere fruibile su in sistema con 256K RAM, ecc), mentre del secondo si ipotizza un rilascio in-bundle con Windows per la metà del 1986 e si evidenzia come, per problemi di natura tecnico/temporale, gli elementi alla base della concorrenza, derivati da Xenix, come thread e pipe, siano stati accantonati.

Il documento enfatizza come Iris stia già utilizzando l’allora più recente beta di Windows, e come la società sia difronte ad una serie di problemi che interessano l’SDK, il Compilatore e l’Ambiente stesso.  

Nella nota 5.6 si evince che Microsoft sia al lavoro per utilizzare la memoria alta (HMA, i primi 64Kb di memoria dopo il primo mega), anche se non riuscirà a farlo efficacemente prima del rilascio dell’MS-DOS 5.0 (1991).

Nella sezione 5.8 compare anche il DOS 5.0 (alias OS/2, successore del DOS 4 e non dell’ MS-DOS 4) con le relative caratteristiche: protected mode, pipes, threads, asynchronous I/O, demand execution, installable file systems, sound services, >32MB file systems. Tutto ciò, ad esclusione dei servizi multimediali (audio), troveranno posto nella prima release di OS/2 (in realtà per l’installable file system – IFS in HPFS, bisognerà attenere la release 1.20 del 1989). Inoltre Microsoft afferma che i software pre-esistenti non avranno difficoltà ad essere eseguiti su Windows/DOS 5.0. In realtà è risaputo che questa promessa non si è poi rilevata veritiera.

Spulciando i dettagli di un ulteriore meeting di Novembre dello stesso anno, alcuni giorni prima del rilascio ufficiale di Windows 1.01 (20 Novembre 1985), chiaramente già disponibile in versione finale. Iris non è soddisfatta dalle feature e dalle performance del sistema e si apre un dibattito sulla versione 1.1 (non 1.01!) che Microsoft vorrebbe rilasciare nell’arco di 6-9 mesi, troppi però per le esigenze di Iris. Come sappiamo non verrà mai rilasciata alcuna versione 1.1 di Windows, ma è probabile che Windows 2.0 contenga quanto previsto in origine per essa.

Al di la dei tecnicismi, ad Iris si deve l’abilità di OS/2 1.x di eseguire Windows 2.0 in una DOS Box, avendo convinto Steve Wood (Windows Architect) del valore della feature.

Il tutto lascia intendere che Ozzie era riuscito a stringere una partnership preferenziale con Gates, tanto da poter sfruttare anticipatamente le innovazioni di Microsoft in un momento cruciale del mercato del software, in cui la stessa casa di Redmond è solo “una software house” in lotta per il controllo del mercato.

PS: Ozzie nel 2005 approda in Microsoft come uno dei tre Chief Technical Officers (CTO), prima di assumere il ruolo di Chief Software Architect nel 2006, dopo il distacco definitivo di Bill Gates.

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