La prima versione di MacOS X viene informalmente denominata “Cheetah” (ghepardo), creando la prassi ufficiosa di affiancare al numero di release un suffisso legato al nome di felini. Solo con “Tiger” il nome del felino diventerà parte ufficiale della denominazione della specifica release, e solo diversi anni dopo verrà svelato che la stessa è stata adottata per evidenziare la velocità, la fluidità e soprattutto la reattività di OS X rispetto agli altri sistemi operativi.
MACOSX 10.0 “Cheetah”
Come tutti i nuovi software, e in particolare per quelli complessi come i nuovi sistemi operativi, Cheetah è tutt’altro che perfetto, tanto che qualcuno azzarda il paragone con un “proof of concept” che coniuga la GUI di casa Apple con un sistema di tipo UNIX. Resta il fatto che OSX 10.0 introduce solo parte di quanto gli utenti si aspettavano e avevano (intra)visto nella versione beta: l’interfaccia Aqua, la nuova Dock, AppleScript, e alcuni “pezzi” di Copland, già introdotti in MacOS “classic”, come il file system HFS+, Sherlock per la ricerca e il sistema di aggiornamento automatico.
Sicuramente due grosse mancanza sono il mancato supporto al protocollo AppleTalk e al protocollo SMB per dialogare con i sistemi Windows. Inoltre, viene alla luce che la “famosa” yellow box per la compatibilità con le vecchie applicazione MacOS, altro non è che una versione speciale di MacOS 9 abilmente celata dentro il nuovo sistema ed eseguibile grazie al dual boot. Anche le richieste hardware spiazzano gli utenti affezionati ai prodotti di Cupertino: processore G3 con 128 MB di RAM e minimo 800 MB di spazio libero su hard disk, cosa che taglia fuori una fetta consistente di utenti caratterizzati da sistemi con soli 64 MB di RAM.
L’assenza più clamorosa, però, è l’assenza di un browser made in Cupertino, che costringe Jobs ad affidarsi a Microsoft per avere una versione specifica di Internet Explorer, andando a rafforzare il rapporto che la vede legato a Jobs, sia finanziariamente e sia per i prodotti Home/Office.
Internet Explorer per MacOS X
Per capire quanto il nuovo sistema sia acerbo, basta evidenziare che nel giro di un paio di mesi Apple rilascia ben quattro aggiornamenti (10.0.4 il 21 giungo), e, dopo solo cinque mesi (25 settembre 2001) rilascia gratuitamente come aggiornamento MacOS X 10.1 “Puma”, decisamente più veloce, completo e affidabile.
MACOSX 10.1 “Puma"
MacOS X, nonostante non sia ancora il sistema “migliore di sempre”, è il presente e futuro di Apple, tanto che, a poco meno di un anno dal lancio di “Puma”, Apple dice definitivamente addio a MacOS “classic”. In modo plateale, infatti, Jobs esordisce all’Apple World Wide Developer Conference (WWDC) con il “funerale” di MacOS 9:
“We are here today to mourn the passing of MacOS 9. He is no doubt looking down on us today with that same smile he showed us every time he booted up.”
[Siamo qui oggi per piangere la scomparsa di MacOS 9. Non c’è alcun dubbio che oggi ci saluta con lo stesso sorriso che ci ha accompagnato ogni qual volta si caricava.]
[http://www.youtube.com/watch?v=Cl7xQ8i3fc0 - The Death Of MacOS 9]
e presenta ufficialmente MacOS X 10.2 “Jaguar”, disponibile dal 24 agosto del 2002.
MacOS X 10.2 “Jaguar"
Questa terza major release è sufficientemente stabile da diventare la nuova release di riferimento per la casa di Cupertino, con un nutrito numero di nuove funzionalità tra cui alcune che erano state eliminate nel passaggio da MacOS “classic” a MacOS X, ma che gli utenti richiedevano a gran voce, come “spring loaded folders” (cartella a molla). Apple decide di non offrire alcun aggiornamento gratuito a “Puma”, ma di rendere disponibile “Jaguar” solo su pagamento.
Le novità più rilevanti vanno da Simple Finder, per utenti con pochi diritti, ad AirPort e all’adozione di CUPS (Common UNIX Printing System) come sottosistema per la gestione delle stampanti.
Manca ancora il futuro Safari, ma la forte attenzione alle reti a alle relative risorse, con un impressionante set di strumenti, delinea la volontà di Apple di rendersi indipendente in tale ambito, accelerando sullo sviluppo di un browser proprietario. In realtà Jobs vuole una totale indipendenza da Microsoft anche sul versante Office, tanto che rilancia le attività relative al nuovo Apple Works, causando malumore a Redmond dove Microsoft rallenta vistosamente lo sviluppo di tutte le soluzioni per Apple, IE ed Office in primis.
Per la successiva release la strategia è quella del “consolidamento”, ben rappresentata dal nome scelto per MacOS X 10.3, “Panther”, che non rappresenta una specie specifica ma una famiglia di felini neri, tra cui anche il giaguaro (Jaguar = MacOS X 10.2) e il puma (Puma = MacOS X 10.1). La presentazione ufficiale avviene al WWDC di giungo del 2003 (giugno) e come di consueto è Jobs a descrivere il nuovo sistema operativo:
“Panther sets the new gold standard for operating systems. With more than 150 new features, we’re delivering innovations today that will not be seen in any other operating system for years to come.”
“Panther” arriva sugli scaffali il 24 ottobre dello stesso anno, consentendo agli utenti di apprezzare il nuovo Expose e la nuova Places Sidebar, ma, soprattutto, introducendo il windows manager XQuartz (o X11 che si voglia), che garantisce una risposta più fluida dell'intero ambiente grafico, e il nuovo browser proprietario Safari. Da notare che Apple rende disponibile Safari anche per MacOS X 10.2 “Puma”.
Expose in MacOS X Panther
Safari 1.0