Color Personal Computer 464
Il Color Personal Computer (CPC) è pensato come un sistema all-in-one, dotato di un apposito monitor che evita di dover utilizzare il televisore domestico, a differenza dei diretti concorrenti Commodore e Sinclair.
Si tratta di una scelta strategica, pensata proprio per consentire ai genitori di guardare il televisore mentre i figli smanettano con l’ultimo gingillo elettronico. Questa intuizione, partorita dalla mente di Alan Sugar, fondatore di Amstrad, fa sì che la progettazione non si concentri su aspetti particolarmente innovativi, bensì su elementi stabili e comuni, a partire dalla CPU Zilog Z80A a 4MHz e dai classici 64KB di RAM. A questi due elementi, in particolare, si deve proprio la sigla numerica che accompagna il computer.
L’ampia tastiera, da sempre ritenuto uno dei punti di forza del CPC, ingloba una lettore di cassette, mentre il sistema operativo è il classico BASIC (realizzato da Locomotive Software), dotazione praticamente standard di tutti i personal computer ad 8bit della prima metà degli anni ’80.
Al momento del lancio vengono rese disponibili due configurazioni: la prima con monitor a fosfori verdi (299£) e la seconda con monitor a colori (329$), mentre, dopo alcuni mesi, viene reso disponibile il kit per collegare il lettore floppy da 3” al CPC 464, composto da: interfaccia DDI-1, cavo di connessione per due unità e unità floppy drive FD-1. Presente anche un’interessante componente software, composta dal CP/M 2.2 e il linguaggio Logo.
In realtà, per la gestione dell’FD-1, Amstrad realizza anche l’AMSDOS (Amstrad DOS), funzionalmente concentrato nel mappare le routine di accesso al drive a cassette su quelle per floppy, in modo da consentire il funzionamento dei programmi/giochi pensati per girare su cassetta anche su floppy. Chiaramente nulla di paragonabile al CP/M di cui è, praticamente, un complemento.
Lettore FD-1
Ad un anno di distanza, Amstrad annuncia il CPC 664, con floppy integrato da 3” al posto della cassetta, e il CPC 6128, una versione aggiornata del CPC 664 con 128KB di RAM, pensata per il mercato statunitense e per le piccole imprese.
Il successo però dura solo per alcuni anni, visto che il mondo dell’informatica si sposta rapidamente verso i sistemi a 16bit, trovando la società di Sugar completamente impreparata. Amstrad reagisce scegliendo una strada alquanto opinabile: non si concentra sulla creazione di sistemi di nuova generazione, ma sul migliorare i propri computer a 8bit, per quanto ciò fosse possibile.
Così nel 1990 arriva la serie “Plus”, con il 464plus ed il 6128plus, a distinguerli sempre l’unità di memorizzazione/lettura dei dati esattamente come le versioni classiche. Superfluo evidenziare che entrambi i prodotti ebbero scarsissimo risultato, non essendo minimamente in grado di competere con le soluzioni basate sulle architetture di nuova generazione.
Figura 3 - CPC 464+