Proiettandoci nella prima metà degli anni ’90, è subito evidente come la “fame” di MB comincia a crescere vertiginosamente, complici le nuove release dei Sistemi Operativi e degli Ambienti Grafici (OS/2, Windows, ecc…) che cominciano a introdurre la gestione di strumenti multimediali e dei relativi media. Anche le nuove versioni degli applicativi più diffusi, dai Word Processor ai Fogli Elettronici, spesso venduti in forma di suite aggregate, non sono da meno, e gli utenti cominciano presto a trovarsi difronte alla necessità di espandere la capienza del proprio disco.
Ma alla soluzione più ovvia di sostituire il disco o aggiungerne un altro, il mondo del software risponde con i sistemi di Compressione del Disco al Volo, venduti a circa 120-150$, pari indicativamente ad 1/3 di un disco da 40-60 MB, tipico del periodo.
Un Hard Disk Nec da 40 MB
Tali sistemi permettono di ottenere un significativo incremento di spazio, con punte fino all’80-90%, a seconda dei tipi di file ospitati sull’hard disk (e anche sui supporti removibili), sfruttando un sistema di base relativamente semplice: viene creato un unico grosso file compresso chiamato “Volume”, mentre la parte dell’applicazione residente in memoria intercetta le chiamate di lettura e scrittura, preoccupandosi, rispettivamente, di leggere-decomprimere e di comprimere-scrivere.
Il tutto, ovviamente, al volo ed in modo trasparente per l’utente.
Per la compressione, i diversi prodotti si basano quasi sempre su varianti proprietarie del celebre algoritmo Lemple-Ziv (LZ), ottimizzate dal punto di vista computazionale, in modo da ridurre l’impatto sulle performance del sistema tanto che, nello stato di massima maturità di questa categoria di software, il degrado prestazionale diventa quasi impercettibile su hardware “veloce” dotato di processori 486DX4 o Pentium I.
È importante sottolineare che il loro utilizzo espone l’utente ad un grande rischio, spesso in modo inconsapevole, relativo ai propri dati: un “Volume” corrotto significa la perdita irrimediabile, o quasi, di tutti i dati. Per ridurre questa occorrenza, tutti i diversi produttori, nel rilascio delle diverse versioni/edizioni, inseriscono, nelle proprie soluzioni, sistemi di verifica e controllo real-time che intervengono in modo automatico tentando di risolvere eventuali problemi all’origine.
Dualmente, nomi come Stacker, SuperStor o Double/DriveSpace cominciano così a riecheggiare tra gli utenti più evoluti, soprattutto grazie alla promessa di incrementare lo spazio disponibile fino ad un rapporto di 2.5:1 e 3.1:1, cioè quasi il triplo di quello reale. Tale risultato è raggiungibile non solo grazie all’efficienza dell’algoritmo di compressione, ma anche per effetto di una gestione, implicita, dello spazio su disco più efficiente rispetto a quanto fatto dal file system del sistema operativo, FAT in particolare.
Lo scettro della categoria appartiene a Stacker di Stack Electronics, il primo a proporre questo tipo di soluzione sul mercato e capace di conquistare l’attenzione di utenti e software house, in particolare quelle produttrici di sistemi operativi DOS like.
Stacker ADV
Stacker utilizza l’algoritmo Lempel-Ziv-Stac (LZS o Stac Compression), sfruttato anche per le comunicazioni di rete e fatto proprio dal CISCO IOS Stack, in grado di garantire un aumento di spazio vicino al limite teorico del 100%, senza un degrado significativo delle performance. Da sottolineare che le prime versioni di Stacker (XT/8 e AT/16) dispongono anche di una scheda di espansione specifica, compressor/decompressor coprocessor cards, per velocizzare le attività di compressione andando a sgravare la CPU da tale compito.
Stacker, fase finale della compressione
Il principale antagonista è SuperStor della AddStor Inc., particolarmente apprezzato per la possibilità di comprimere i floppy e leggerli anche su sistemi sprovvisti del tool, grazie ad un suo subset (2XON) incluso su ogni floppy “trattato”.
SuperStor Package
Nonostante il costo sia considerevolmente più basso di un nuovo disco, la diffusione di questo tipo di soluzione avviene in modo esponenziale solo con la loro inclusione nei vari sistemi operativi DOS, azzerandone praticamente il costo.
Il primo a muoversi in tal senso è il DR DOS 6.0 di Digital Research (come sempre un passo avanti alla coppia Microsoft/IBM) che incorpora inizialmente SuperStor in versione Lite (SuperStor/DS). Stessa scelta di IBM, che decide a sua volta di includere sempre il prodotto di AddStor a partire dal PC DOS 6.1, anche se fino alla versione 6.3 non era presente il software vero e proprio ma solo un coupon d’ordine gratuito. Prima di proseguire è utile ricordare che a partire dalla release 6.0, il DOS IBM e quello Microsoft, anche se evoluzione dello stesso sistema, vengono sviluppati e gestiti in modo indipendente.
La scelta di Microsoft è diametralmente opposta, ma in linea con la propria filosofia: la casa di Redmond decide di sviluppare in casa DoubleSpace per l’MS-DOS 6.0, basato sull’algoritmo di DoubleDisk realizzato da Verisoft.
DoubleSpace "presentato" durante il setup dell'MS-DOS 6
La decisione non è però delle più felici poiché DoubleSpace comincia a perdere “dati per strada” e soffre del problema della corruzione del Volume più delle soluzioni concorrenti. Viene così rapidamente rilasciato l’MS-DOS 6.20 (la minor release 6.1x viene saltata per evitare confusioni e comparazioni con il DOS IBM) contente uno Scandisk in grado di controllare i dischi compressi e DoubleGuard (residente in memoria) per controllare lo stato del volume compresso, unitamente ad altri fix minori alle utility che utilizzano il file system.
Ma Microsoft finisce anche nel mirino di Stack Electronics che la cita per aver violato i brevetti sull’algoritmo LZS, costringendola a rilasciare l’MS-DOS 6.21 senza utility di compressione, seguita, nel giro di alcuni mesi, dal rilascio della versione 6.22 con il nuovo DriveSpace basato su un nuovo algoritmo misto Lempel-Ziv/Huffman. Nel frattempo le nuove release del DR-DOS (diventato nel frattempo Novell-DOS 7 in seguito all’acquisizione da parte del gigante delle reti) e dell’IBM DOS (7.0 e 7.0 rev 1 alias 2000) sostituiscono SuperStor con una versione specifica di Stacker, che di fatto diventa monopolista.
Anche il mondo Apple viene interessato dalle soluzioni di compressioni, nonostante la scelta sia limitata ed incentrata su DiskDoubler (DD) di Silent Software che, invece di comprimere l’intero disco, si occupa di trattare singolarmente i file selezionati con l’algoritmo n LZ78, ulteriore variante dell’LZ. A differenza di altre soluzioni di compressione tipo StuffIt, una volta indicato i file da gestire, la cosa avviene con la massima trasparenza e non è necessario specificare esplicitamente l’azione di compressione/decompressione.
DiskDoubler (DD) su MacOS
All’apice dello sviluppo e della maturità dei sistemi di compressione al volo, interviene un fattore esterno a segnarne il corso: l’abbattimento dei costi dei nuovi dischi rigidi che superano la barriera dei 500MB e guardano rapidamente al primo gigabyte. Inoltre, con il lancio e il dominio di Windows 95/98, SuperStor viene praticamente cancellato dal mercato, mentre Stacker tenta inutilmente di resiste con versioni specifiche, ricche di nuove funzionalità e con migliori performance rispetto a DriveSpace, fornito ancora in bundle da Microsoft con lo stesso Windows, ma incapace di dare un reale vantaggio che ne giustifichi l’acquisto e l’uso stesso.
Stacker Toolbox: bilanciamento compressione/performance
DiskDoubler viene acquisito da Symantec, che precedentemente aveva un accordo di distribuzione con Silent Software, e ne rilascia l’ultima versione come Norton DiskDoubler Pro, senza però particolare successo.
Norton DiskDoubler Pro
All’alba del nuovo millennio i tool di compressione “on-the-fly” spariscono definitivamente e l’ultimo Windows a fornire DriveSpace è stato ME, che ne incorpora una versione light (la 3.0) per questioni di compatibilità, non permettendo, comunque, di creare nuovi volumi compressi.
Le versioni attuali di Windows consentono di attivare un’opzione di compressione del disco nativa del file system NTFS, anche se la maggior parte degli utenti ne ignora l’esistenza. Stesso approccio per il mondo Mac, che con OS X Snow Leopard ha introdotto una tecnologia di compressione al volo in HFS Plus chiamata Transparent Compression.
Il nostro viaggio è giunto al termine, ma prima di salutarci è doveroso ricordare che anche per la RAM fu tentata la stessa strada, senza però ottenere lo stesso grado di successo. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che il fattore primario per tale tipo di memoria non è la capacità, ma la velocità di accesso. Comunque, RAM Doubler, sviluppato da Connectix, resta agli annali come il tool della categoria meglio riuscito, sia per Mac che per Windows.
RAM Doubler